Inbound

L’Italia, un Paese di artisti, pittori, scultori,
stilisti, designer, cuochi…

In una società globale, dove le comunicazioni sono istantanee e i confini di ogni Paese sono più facili da varcare, conoscere altre culture e confrontarsi con altri popoli è una necessità, oltre che un arricchimento personale. Il mondo è un network, una rete che avvicina, ma che allo stesso tempo esige una conoscenza degli altri più approfondita, quindi un’apertura al dialogo, una capacità di interazione nel rispetto delle varie culture. Un viaggio turistico non basta per conoscere la cultura e la civiltà di un popolo, ognuno di noi sente la necessità di andare oltre per scoprire la vera identità del Paese che interessa ad apprezzarlo. Purtroppo spesso ogni Paese è conosciuto attraverso degli stereotipi che vengono messi in discussione nel momento in cui inizia un processo conoscitivo più approfondito. 

Come gli altri vedono gli Italiani?

Pensiamo all’immagine che l’Italia si è costruita negli anni. All’inizio del Novecento viene ricordata come terra di emigranti, poveri, affamati, in cerca di lavoro. Grazie alle loro competenze e abilità questi emigranti diventano grandi lavoratori, ottime maestranze di sarti, carpentieri, falegnami: gente con capacità e voglia di riscattarsi. L’Italia è anche il Paese di abili navigatori, di artisti, pittori, scultori, creativi, stilisti di moda, di designer di mobili e macchine, di cuochi e l’elenco sarebbe infinito. All’estero gli Italiani sono considerati chiassosi, friendly, fantasiosi, raffinati; persone che hanno stile, gusto, che vestono spesso abiti firmati, che hanno una guida spericolata, che sono insofferenti alle regole e poco rispettosi delle leggi; sempre alla ricerca di compromessi; mangiano sempre la pasta e la pizza, le donne sono belle e gli uomini dei latin lover. Questa descrizione è un modo molto superficiale per etichettare un popolo.

Gli stereotipi stanno stretti a tutti e perdono efficacia grazie alla possibilità d’incontri che le diverse tipologie di comunicazione favoriscono un Exchange Student.

Aprire le porte di casa ad un giovane che desidera sperimentarsi in un contesto diverso dal suo è il modo migliore per conoscere il mondo, attraverso l’unicità di un individuo.

Chi è il teenager che viene in Italia?

Per un giovane vivere all’estero e frequentare una scuola locale è una grande avventura: un’esperienza di vita, formativa, educativa, culturale, di studio e di conoscenza dei popoli. Le motivazioni che ha un ragazzo straniero per venire in Italia a studiare sono molteplici: piace il Bel Paese, l’arte, la storia, le città storiche, il paesaggio, il design, la varietà della cucina italiana e regionale, l’attenzione allo slow food, lo stile di vita, l’ospitalità e non ultima la lingua e la cultura italiana.

Ciò che caratterizza e dà un senso alla realizzazione di questo progetto ambizioso di un adolescente è la possibilità di vivere in una famiglia, entrare nel cuore della società del Paese scelto e dall’interno, da una posizione privilegiata, conoscere ed esplorare una cultura.

La famiglia ospitante

La famiglia ospitante è a pieno titolo la protagonista insieme allo studente di questa avventura. Accogliere a casa propria uno studente è una scelta impegnativa e richiede pazienza, tempo, sensibilità e attenzione alle sue esigenze come si fa con i propri figli.

La famiglia ha una sua struttura, una vita propria, un vissuto e un equilibrio creatosi attraverso un lavoro di anni basato su regole esplicite e sottese, abitudini e interessi condivisi prima che lo studente arrivi.

Ovviamente lo studente si sente un estraneo al suo ingresso, deve imparare a conoscere e a comprendere le dinamiche all’interno della famiglia e adattarvisi; deve trovare un suo spazio e imparare a relazionare con tutti positivamente.

Pertanto la famiglia deve essere accogliente, comprensiva, deve condividere spazi e tempo con l’adolescente che non è un ospite, ma uno della famiglia.

Stress acculturativo

Vivere all’estero non è un’esperienza facile per lo studente. Ha bisogno di imparare le abitudini consolidate della famiglia, di rielaborare i comportamenti ed adeguarsi.

Deve compiere azioni semplici, quotidiane, abituali in modo diverso e ricordarsi sempre di correggersi. Questa operazione richiede uno sforzo mentale continuo. Un esempio esemplificativo potrebbe essere accettare la fisicità nelle relazioni che è tipicamente italiana, oppure imparare a riconoscere la gestualità.

I suoi adattamenti avvengono a livello cognitivo e ciò procura uno stress acculturativo che supererà con il tempo adeguandosi alle nuove regole comportamentali.

Comunicazione

La famiglia ha bisogno di comunicare con lo studente e parlare con chiarezza nel confronto, e spiegare le regole senza dare nulla per scontato.

Il superamento di ogni difficoltà passa attraverso la comunicazione.

Aspettative

La famiglia ha delle aspettative come l’adolescente e richiede a lui rispetto, disponibilità, flessibilità, coraggio, forza, costanza, impegno, collaborazione nella gestione famigliare e partecipazione ai compiti della casa distribuiti tra i componenti.

Un giovane cosa si aspetta dalla famiglia ospitante? Affetto, accoglienza e disponibilità.

A questo atto di grande generosità da parte della famiglia, il giovane ripaga abbondantemente le fatiche di entrambi con un sorriso e affetto quotidianamente.

La condivisione crea una storia

Insieme costruiscono una storia che diventa un puzzle di ricordi condivisi e che porta alla riconoscenza per un rapporto che dura una vita.
Solo da un relazione basata sulla stima e fiducia reciproca nascono amicizie profonde e continuative.

Scuola

Uno studente straniero ha l’obbligo di frequenza e di raggiungere risultati positivi a scuola. In genere viene assegnata la scuola più vicina e comoda per la famiglia, tenendo conto del livello e delle competenze scolastiche dello studente. La famiglia ha il compito di seguire lo studente nel suo percorso accademico.

A secondo delle competenze della lingua italiana, lo studente viene assegnato a una classe o a più classi e segue materie affini a quelle studiate nel suo Paese d’origine con un programma personalizzato. Ciò non esclude che lo studente possa cimentarsi in materie nuove. Gli Istituti italiani sono tenuti ad accogliere uno studente straniero e aderire al progetto sulla mobilità studentesca come recita la Circolare Ministeriale n. 181 del 17 Marzo 1997:

L’accoglienza, per un periodo non superiore ad un anno scolastico, da parte delle scuole secondarie superiori, di singoli alunni provenienti dall’estero che intendono realizzare soggiorni di studio in Italia, non finalizzati a conseguimento di un titolo di studio, non è soggetta alle norme di cui all’art. 192 comma 3 del D.L.vo 16 Aprile 1994 n. 297.

Al fine dell’inserimento nella scuola italiana quest’ultima acquisisce direttamente dalla scuola straniera di provenienza dell’alunno interessato informazioni circa l’ordinamento della scuola straniera e il piano degli studi seguito dal medesimo. Al termine del soggiorno la scuola italiana rilascia un attestato di frequenza da cui risulti l’attività didattica compiuta e le conoscenze acquisite dall’alunno straniero.

Tuttavia, poiché i giovani in questione sono inseriti nelle classi e si configura, pertanto, un obbligo di vigilanza anche nei loro confronti, l’alunno straniero deve essere garantito, per il periodo di permanenza nella scuola italiana, da polizza assicurativa che copra le spese per cure mediche e ricoveri ospedalieri e i rischi derivanti da infortuni e da responsabilità civile per danni e relativi oneri legali.

I cittadini comunitari che siano iscritti nel sistema sanitario nazionale del Paese comunitario di residenza devono presentare gli appositi modelli direttamente alla U.S.L. competente nel luogo di dimora in Italia.

L’alunno, cittadino extracomunitario, deve essere in possesso del permesso di soggiorno per motivi di studio. Il permesso di soggiorno è rilasciato dalla Questura competente per territorio previa esibizione del visto consolare di ingresso in Italia per motivi di studio. L’alunno comunitario deve essere informato dell’obbligo di dichiarare presso la Questura competente, entro 8 giorni dall’ingresso nel territorio nazionale, la propria presenza in Italia.

Programma di studio

Questo è un programma di studio e non turistico. Quindi la famiglia non ha l’obbligo di organizzare gite per far conoscere il Paese. La famiglia non deve avere la preoccupazione di seguire lo studente nell’arco della giornata e di essere sempre presente e propositiva. Se non lo fa per il proprio figlio, di conseguenza non lo deve fare per lo studente che deve avere i suoi tempi da gestire in modo autonomo.

Arearep

La famiglia ospitante non è sola nella gestione dello studente, ma viene assistita dall’Arearep, una figura locale che accompagna e si occupa sia dello studente che della famiglia in collaborazione con lo staff di Master Studio.

La famiglia che ha intenzione di accogliere uno studente deve compilare una scheda per l’accoglienza fornendo i suoi dati, il cui modulo è scaricabile dal sito: www.masterstudio.it/highschool/ o va richiesto in ufficio a Milano, tel. 02 29533748.

Una volta compilato, l’Arearep locale fisserà una visita per un incontro conoscitivo con tutti i membri della famiglia, cercando di condividere le motivazioni e spiegando il ruolo, gli impegni che la famiglia si assume nei confronti dello studente.

La funzione dell’Arearep è anche quella di tutelare il minore nei suoi diritti, far conoscere i suoi doveri, esporre e chiedere di rispettare le regole comportamentali in famiglia e a scuola. Rappresenta il mentore dello studente e il punto di riferimento della famiglia che l’accompagna nell’esperienza.

Intercultural Camp

All’arrivo Master Studio organizza un campo interculturale per conoscere gli studenti che partecipano all’esperienza, per creare confidenza, per condividere le differenze fra i Paesi e illustrare le regole, le tradizioni e la cultura italiana.

È un soft landing prima di entrare nel vivo dell’esperienza e far capire loro che c’è un’assistenza con personale qualificato a cui fare riferimento in caso di bisogno o solamente per scambiare quattro parole nei momenti più faticosi o condividere le esperienze più belle.

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