Exchange Student in Canada: il mio term in una high school
Ciao, sono Giorgia, ho 20 anni e nel settembre 2018 sono partita per un trimestre in Canada.
Come un po’ tutti i teenagers mi sentivo un po’ stretta a Cagliari, la mia città natale: quando, al terzo anno di liceo, ci hanno parlato dell’anno all’estero mi si sono illuminati gli occhi. Ho iniziato a guardare i vari cataloghi e mi ha incuriosito la Nova Scotia per un’esperienza da Exchange Student in Canada. Anzi mi sono proprio innamorata. E da lì più mi informavo a riguardo più sognavo di poter passare un periodo ad Halifax.
Il viaggio da Exchange Student inizia prima della partenza
Faccio tutte le pratiche e i colloqui, continuo a sognare per tutta la terza. A maggio ricevo le informazioni sulla mia famiglia ospitante. Mentre leggevo la lettera avevo il cuore che batteva fortissimo.
Non mi ero mai immaginata come sarebbe stata la mia hostfamily eppure, più leggevo, più mi rendevo conto che era la famiglia perfetta per me.
I miei hostparents si chiamano Kathy e Walter, hanno due figli sulla trentina, quindi non vivono più con loro. La mia bellissima casetta si trovava in una delle baie nella provincia di Halifax, il capoluogo, con il parco nazionale a due minuti a piedi e la fermata del pullman davanti: ero contentissima.
Il 3 settembre arrivo a Herring Cove. Raggiungiamo casa all’una di notte circa, quindi non parliamo molto, Kathy mi mostra dove potermi sistemare e andiamo tutti a dormire. La mattina dopo mi sveglio, scendo giù per fare colazione e mi vengono presentati tre Exchange Students del mio paesino che verranno a scuola con me.
Da quel momento ho capito che tutte le paure del “e se resto sola” sarebbero state un lontano ricordo. Kathy e Walter frequentano molto la chiesa, decido di accompagnarli perché in Canada chiesa vuol dire comunità. Il 5 settembre parte la scuola, e lì inizia il vero e proprio sogno.
L’esperienza nella high school canadese
A quanto pare nella mia highschool, la J.L. Ilsley High, ero la prima italiana dopo 30 anni. Posso scegliere le materie che più mi interessano: Gym (diciamola tutta, era per non ingrassare), English in African Heritage, Global Geography e Sociology. Quindi ogni mattina mi sveglio, mi preparo, mi faccio il pranzo, prendo il pullman giallo, arrivo a scuola, inno nazionale, si iniziano le lezioni.
Tutto quello che ho sempre sentito mancasse alla scuola italiana l’ho ritrovato in Canada. Docenti che si interessano di te, materie stimolanti, finalmente sento che lo studente vale qualcosa e si crea una bellissima armonia in classe.
Io faccio subito amicizia, mi siedo in banco con quelli che poi diventeranno i miei migliori amici, Craig e Lauren. I miei compagni di classe erano molto curiosi, facevano tantissime domande.
Alcuni mi chiamavano “Pasta girl”, anche persone con cui magari non avevo lezioni in comune ma mi conoscevano da altri contesti. E così, passo dopo passo, ho iniziato a frequentare tantissimi canadesi: ne sono sempre stata fiera.
La vita da Exchange Student in Canada significa far parte di una nuova famiglia
Poi arriva l’8 ottobre, che nel 2018 era il Thanksgiving Day in Canada. Non l’avevo mai festeggiato prima ma resta ancora una festività che sento essere parte di me. Per quanto conosca la natura storica dell’evento, il Thanksgiving l’ho vissuto un po’ come il giorno di Natale. È un giorno in cui rifletti su ciò che hai e che magari dai per scontato, e ringrazi.
È dal 2018 che ringrazio per la mia famiglia italiana, quella canadese e tutti i miei amici sparsi per il mondo. Per il Thanksgiving abbiamo fatto tre diversi pasti con diversi membri della famiglia.
Se pensiamo di mangiare molto a Natale, è solo perché non festeggiamo il Thanksgiving! Non solo, dopo l’8 ottobre arriva il 31, Halloween. Basta vedere un qualunque film ambientato in America per immaginarsi come l’ho trascorso perché sì, è esattamente come nei film.
Il ritorno in Italia: un cambiamento importante
Da Halloween è iniziato il conto alla rovescia del mio ultimo mese nel mio piccolo paradiso. Guardando quel periodo a posteriori penso che me lo sarei potuta godere di più e posticipare la tristezza di andarmene solo una volta arrivata in Italia. Al mio rientro ho vissuto un “reverse cultural shock” abbastanza impegnativo.
Ora, tre anni dopo, se mi guardo indietro sono fiera di me per essere partita, per aver passato quei tre mesi a fare tantissime esperienze e costruire la persona che sono ora. Il ritorno al liceo classico è stato traumatico, c’è stata una netta differenza in come percepivo le relazioni con i docenti e compagni dopo il Canada. Pur con qualche difficoltà, quel trimestre mi ha aperto tantissime strade per l’università e resta una delle esperienze più belle che io abbia mai fatto. Sono partita bambina e sono tornata donna, è una frase forte, ma è vera. Non vedo l’ora di tornare ad Halifax con la stessa gioia e commozione di tre anni fa, stavolta però sto lavorando sodo per non doverla salutare più.